Pogačar, il re diventato imperatore

Non servivano ulteriori dimostrazioni di forza per sancire la grandezza di Tadej Pogačar, numero uno del ciclismo mondiale. Questo Giro d'Italia, all'edizione numero 107, ha però mostrato una nuova faccia del Cannibale moderno, quella del campione capace di entusiasmare le folle, di far innamorare i più piccoli di questo meraviglioso sport.

Sei vittorie di tappa, cinque in rosa come solo Merckx fu capace di fare. Nel mezzo, tanti momenti di emozione pura: l'arrivo a Oropa dove 25 anni fa si consacrò il mito di Marco Pantani, la cavalcata solitaria tra le nevi di Livigno, la fame di vittoria dimostrata al traguardo di Santa Cristina Val Gardena con quel conteggio fino a 5 entrato nelle immagini iconiche della Corsa Rosa. E ancora, la borraccia regalata al bimbo sulla salita del Monte Grappa e la Maglia Rosa messa senza pensarci nelle mani del giovanissimo Giulio Pelizzari. Durante questo viaggio durato tre settimane, l'Italia della bici si è scoperta innamorata del ragazzo venuto dalla Slovenia capace di riportare le lancette dell'orologio del ciclismo indietro fino ai tempi delle grandi imprese, lontane dai dati e dalle strategie, ma fatte di cuore e fatica. Dal Friuli alla Campania, Pogačar ha dimostrato a tutti cosa vuol dire essere il più forte.

E allora quale luogo migliore di Roma, la Città Eterna all'ombra del Colosseo, per rendere ufficiale quello che ormai appare chiaro agli occhi di tutti: non più re, chiamatelo IMPERATORE.

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