Alla Liegi non c'è storia: sesta Classica per Pogačar

Doveva essere la resa dei conti, il duello fino all'ultimo metro. E invece no.

La Doyenne, la classica più antica e prestigiosa dell'intero ecosistema ciclistico mondiale, ha un solo padrone: l'affermazione di Tadej Pogačar alla 110° edizione della Liegi-Bastogne-Liegi è netta e incontestabile.

Veniamo però alla cronaca. Il pallino della gara è saldamente nelle mani del team UAE-Emirates, che fin dagli inizi controlla la corsa, risucchiando senza pietà ogni tentativo di fuga. A dare il primo scossone ci pensa una caduta di massa che spezza a metà il gruppo: chi rimane attardato, Van der Poel e Pidcock su tutti, spende molto per rientrare, ma ancora non sa che non ci sarà storia. Il vero punto di rottura arriva infatti ai -35 e, come spesso succede, il mago sceglie il palcoscenico più prestigioso per mettere in scena il suo numero migliore: su la Côte de la Redoute, 1.600 metri all'8,8% di pendenza media, il numero uno al mondo decide che è arrivato il momento di proseguire da solo. Sulla ruota di Pogačar rimane solo Carapaz, ma l'ecuadoriano dura solo pochi metri. La nave è salpata e tutti rimangono a terra.

Quello che resta è il lungo assolo di un alieno, capace però anche di mostrare il suo lato più umano: all'arrivo niente esultanze sfrenate, ma solo due dita verso il cielo, a dedicare il trionfo alla mamma dell'amata Urska, scomparsa proprio un anno fa. Chiudono il podio un eterno Romain Bardet e Mathieu van Der Poel.

Le Classiche del Nord finiscono qui: chiudete le valigie, ci vediamo al Giro.

Alla Liegi non c'è storia: sesta Classica per Pogačar

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